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domenica 7 dicembre  2025

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  ULTIME NOTIZIE

C'era una volta la processione dell'Immacolata
E' morto Bruno De rose
L'ATTUALITà DEL MESSAGGIO DI SAN FRANCESCO D'ASSISI IN UN CONVEGNO DELL'UPMED

DOMANI COMMEMORAZIONE DEI CADUTI IN GUERRA

ADDIO A ROSINA RUGIERO 

UN MURALES DI FILOMENA GUZZO IN VIA DESTRA 

PASSATA LA FESTA ........ DIVAGAZIONI SEMISERIE

IL FATTO  

I SANTI DI DICEMBRE (PILLOLE DI CULTURA CACCURESE) 

LA SP. 33 COME IL SUOLO LUNARE
 INIZIANO I LAVORI LA COSTRUZIONE DEL CIMITERO A MANCA DEL ROSARIO

 Ricordi di Santa Rania
                                   RIMEMBRANZE

Caccuri a settempre
                


 

 





 






 

                                                          IL FATTO

   I SANTI DI DICEMBRE (PILLOLE DI CULTURA CACCURESE) 

 Fra tre giorni è la festa di Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia come recitava un vecchio adagio che faceva riferimento al solstizio d'inverno che quando era ancora in vigore il calendario giuliano elaborato dall'astronomo Sosigene di Alessandria e adottato da Giulio Cesare, coincideva appunto col 13 dicembre.   Nella cultura della nostra società contadina il giorno di Santa Lucia segnava l'inizio delle "calennule" un sistema "empirico" basato sull'osservazione delle condizioni meteorologiche della giornata che le nostre nonne utilizzavano per farsi le previsioni del tempo per tutto l'anno avvenire.  
 In pratica il 13 dicembre corrispondeva al mese di gennaio, il 14 a febbraio, il 15 a marzo e così via fino al 24, vigilia di Natale, che corrispondeva a dicembre. Se per esempio, il 13 dicembre la giornata si presentava in prevalenza soleggiata e asciutta con temperatura rigida avremmo avuto un gennaio con queste caratteristiche e così via per tutti gli altri giorni - mesi.  Le nostre nonne annotavano diligentemente queste osservazioni e così la sera della vigilia avevano il loro bel calendario meteorologico per il nuovo anno. 
  Inutile dire che una volta queste perle di saggezza venivano tramandate alle generazioni future come una specie di patrimonio immateriale che faceva di un "gregge" di persone una comunità coesa con una sua identità, con tradizioni e valori condivisi e custoditi gelosamente. 
  Assieme al "rito delle calennule" la nostre nonne ci insegnavano anche una specie di filastrocca per aiutarci a ricordare i santi che si festeggiavano nel mese di dicembre e che recitava così: 

Sant'Aloe porta la nova:
'u quattru è de Barbara,
'u sie è de Nicola,
l'ottu è de Maria,
'u tririci 'e Lucia
e lu 25 è du Messia.

Ovvero:

Sant'Eligio porta la buona novella:
il 4 è la festa di Santa Barbara,
il 6 quella di San Nicola,
l'otto di Maria Immacolata
il 13 di Santa Lucia
 il 25 è la nascita del Messia

      La santa siracusana, protettrice della vista non ha certo bisogno di presentazioni, mentre meno noto risulta,probabilmente sant'Eligio di Noyon, santo francese del VI secolo, orafo e poi funzionario di corte preso i sovrani Merovingi che si festeggia il primo dicembre. Il suo nome francese Eloi nel medio evo italiano diventa Alò e nel nostro dialetto  Aloe, perciò l'abusata invettiva "mannaia sant'Aloe" non è un innocente  espediente per  evitare una bestemmia, ma un'invettiva vera e propria rivolta al patrono degli orafi.
    Gi altri santi citati sono abbastanza noti, da Santa Barbara, protettrice dei minatori e degli artiglieri, a San Nicola di Myra, patrono di Bari, conosciuto anche  come San Nicolò a Venezia e nel Triveneto (è anche il patrono di Merano col nome si Sankt  Nikolas) o col nome inglese di Santa Claus, per non parlare dell'Immacolata e dell'Illustre figlio. 
  A San Nicola, il 6 dicembre, si recitava anche una terzina  in dialetto che mio nonno Saverio ( la mia Treccani di un tempo) mi obbligò a mandare a memoria e a ripetere puntualmente ogni anno:

Sani Nicola, 
ogni vallune sona
ogni mantra fa la prova.

Ovvero il giorno di San Nicola i ruscelli fanno sentire la loro voce (l'acqua che scorre per le abbondanti piogge del mese di novembre  e in ogni ovile i pastori cominciano a produrre ricotte e formaggio.
Fuerbach, un filosofo tedesco del XIX secolo soleva ripetere che "l'uomo è ciò che mangia." Ecco, noi caccuresi abbiamo "mangiato" queste storie, queste poesiole, questi riti che hanno forgiato la nostra cultura (da non confondere con istruzione o erudizione come faceva in passato qualcuno risentito  al punto di innescare sciocche polemiche), la nostra identità di caccuresi, le nostre tradizioni  che abbiamo il dovere di custodire gelosamente, preservare e tramandare alle future generazioni per impedire con la sua dispersione "la morte della comunità caccurese" del cuore pulsante di questo paese. 

 
     
C'era una volta la processione dell'Immacolata



C'era una volta la processione dell'Immacolata che l'8 dicembre attraversava le vie e i rioni caccuresi e assieme all'Immacolata tante altre processioni: quella di San Giuseppe "suo castissimo sposo" come ci insegnavano al catechismo, quella di Sant'Antonio, di San Vincenzo, di San Francesco, del SS Crocefisso ed altre ancora. Poi l'emigrazione, nuove mode all'interno della Chiesa, la conversione di gran parte della popolazione caccurese ad altri culti, una certa disaffezione dei fedeli, fecero sparire tutte le altre processioni. Attualmente resistono solo quella del Venerdì Santo e quella del patrono San Rocco, anche se abbastanza stravolta pare in ossequio a "disposizioni antimafia." Così le bellissime tradizioni caccuresi scompaiono anno dopo anno o vengono stravolte e annacquate dal "progresso" e dalle trasformazioni socio-economiche e "culturali" del "borgo della cultura". Sono curioso di vedere quest'anno come si svolgerà la festa di San Rocco, la processione, dove sarà allestito il palco per l'esibizione degli artisti e se ci saranno o meno i fuochi pirotecnici, anche in versione ridotta, a chiusura della festa. Per fortuna ci restano  le foto a ricordarci le nostre care tradizioni  e le famose "radici cristiane" sbandierate a ogni piè sospinto. 

 

UNA INSTALLAZIONE ARTISTICA DI MENA GUZZO SULLA VIOLENZA DI GENERE



    La nostra compaesana Mena Guzzo ha realizzato una installazione artistica sulla Violenza di genere, un tema di grande attualità riportato all'attenzione dai cittadini, proprio in questi giorni, dall'infruttuoso dibattito in Parlamento sull'approvazione di una legge sull'obbligo dell'educazione affettiva nelle scuole pubbliche ostacolata dalla Destra e da associazioni clericali e da terribili fatti di cronaca relativi a numerosi femminicidi di queste ultime settimane.  
   La giovane artista caccurese, ormai affermata e conosciuta in Italia e all'estero, da sempre sensibile ai temi sociali, non poteva non denunciare, con la sua arte sublime, la drammaticità di un odioso fenomeno al quale non si riesce a trovare una soluzione che vada oltre una repressione sanzionatoria che si dimostra sempre più inefficace. 
  Qui di seguito Mena spiega il significato e il messaggio che intende veicolare attraverso questa sua opera d'arte. 
  Per ammirare il capolavoro della mia carissima ex alunna provare  cliccare il link in fondo alla pagina. 

"Qui non ci sono corpi: ci sono assenze. Restano solo i vestiti di donne che nessuno avrebbe immaginato vittime. La violenza non sceglie: colpisce tutte. Distrugge tutto. Questi out-fit gridano ciò che molti non vogliono vedere: che la libertà può essere strappata in un attimo, che la vita può finire senza fare rumore, che dietro ogni donna c’è una storia che può essere spenta. E qui, di lei, resta solo il suo Outfit ———————— “Out” richiama il “fuori”, l’uscire da qualcosa di negativo, mentre “Fit” evoca adattarsi, stare bene, ritrovare sé stessi. Quindi “Out-Fit” diventa un invito simbolico a uscire da la violenza per ritrovare la propria forma, il proprio equilibrio, la propria identità. Capi come corpi silenziosi, “seduti “ , testimonianza di chi è stato spezzato dalla violenza. ————— Installazione partecipativa Dell’artista Filomena Guzzo Per MAMA Maison Malvasia Associazione no profit che promuove azioni e laboratori per la sostenibilità e la moda etica., via Malvasia 27, Bologna _in occasione della giornata internazionale sulla violenza di genere. ———- Out-Fit nasce attraverso i laboratori di stile dove ogni partecipante ha creato un outfit partendo da capi usati, mescolando forme, colori e intenzioni. È un gioco di stile, ma anche un gesto simbolico: trasformare l’usato in nuova identità, ridare voce a ciò che è stato messo da parte. Ogni look creato fa parte dell’installazione per la giornata internazionale sulla violenza di genere il 25 novembre2025. L’installazione è dedicata a Diego Benecchi che mi ha donato fiducia, coraggio. Con lui ho imparato a dare voce al silenzio, e forma al dolore, portando sensibilizzazione in tutte le scuole del territorio" .

https://www.facebook.com/2cf7dc79-4103-48ae-9efd-457692775ed6

 

                   LA SP. 33 COME IL SUOLO LUNARE       

Tranquilli, le foto che vedete non sono quelle del suolo lunare o marziano, ma  di un tratto della strada provinciale 33, una strada in comproprietà tra le province di Crotone e di Cosenza che collega Caccuri e San Giovanni in Fiore lambendo  le frazioni di Acquafredda  e Fantino scavalcando il monte Gimmella. Il tratto in questione è compreso tra la località Acqua 'e ri vulli e la chiesetta di Santa Maria dei Tre fanciulli (Patia). Un paio di buche hanno più o meno la profondità della ruota di un'utilitaria per cui basta una minima distrazione o, di notte, incrociare un'auto che ti costringe a usare i fari corti per ritrovarti con un semiasse rotto, uno pneumatico squarciato e magari col collare ortopedico. 
 Forse sarebbe il caso che qualche elettore o qualche amico degli amministratori provinciali di Crotone e Cosenza segnalassero ai due enti la situazione di pericolo e l'opportunità di mettere la strada in sicurezza trattandosi di un intervento non eccessivamente oneroso anche per  enti ridotti dai governi nazionali alla canna dl gas. 
 

 

 

 

 

 

 

 

                    


 

 

 

 

ULTIME NOTIZIE  

25/11/2025

OGNI TANTO UNA BUNA NOTIZIA






14/11/2025
LA SEGRETERIA DEL PD CACCURESE CHIEDE NOTIZIE SULLA

CASA DELLA SALUTE

 Con un manifesto affisso nelle vie del paese, la Segreteria del Circolo PD di Caccuri riporta all'attenzione della popolazione il problema della realizzazione di una Casa della Comunità che secondo la decisione dell'AS di Crotone dovrebbe sorgere nel nostro paese insieme ad altre  previste nel capoluogo di provincia e in altri paesi del Crotonese. 
  Col  manifesto  il PD caccurese, preso atto che lo scorso 23 settembre il Commissario dell'ASP di Crotone rendeva noto che nei comuni di Crotone, Cirò marina, Isola Capo Rizzuto, Rocca di Neto e Verzino i  lavori erano già iniziati da qualche tempo e per il Comune di Caccuri era attesa la ridefinizione del progetto aggiornato, chiede alle Autorità competenti,  a nome dei cittadini,  notizie sullo stato del progetto, sui tempi della ridefinizione  e sull'eventuale inizio dei lavori che dovrebbero essere ultimati entro il 31 agosto 2026, data prevista per la chiusura del PNRR per non rischiare di perdere questa importante struttura indispensabile per la tutela della salute in un'area interna carente di servizi sanitari e a rischio di spopolamento anche perché la gente fatica a curarsi. 








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