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ULTIME NOTIZIE
CONFERIRE INGOMBRANTI E RAEE NON è PIù UN INCUBO
CONSIDERAZIONI REAZIONARIE SEMI SERIE a siesta o la passeggiata a Gimmella
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IL FATTO
CONSIDERAZIONI REAZIONARIE SEMI SERIE
Quannu nun se parrava’ mericanu Tannu ‘a maìlla serbiari pe’ scanare, Quannu scrivìa a manu 'a littarella, Prima ‘e ‘nu mise ‘un arrivava mai Quannu t’'a rava, poi te ricriava Cu’ la manu tremante l’aperìa Mo ammece la matina appena azatu ‘A littara d’amuri è ormai sparita Chissu è lu prezzu chi s’ha de pagare
la siesta o la passeggiata a Gimmella Da qualche mese, da quando mi sono scoperto iperglicemico, ho ripreso l'abitudine dell passeggiata nel centro storico: dal "Pizzu 'e ra villa al Murorotto" e ritorno con immancabile sosta ristoratrice "allu settu 'e ra Miliè", lo storico sedile in pietra all'ingresso di piazza Umberto, proprio all'inizio di via Buonasera. Quest'antica panchina in pietra tufacea, purtroppo un po' eturpata da un improvvido restauro nel malinteso senso della modernità che ha contagiato tutti i paesi italiani, soprattutto quelli meridionali, anni fa mi ispirò una lirica in vernacolo che riporta in vita decine di vecchi personaggi caccuresi he conobbi da ragazzo e che mi sono rimasti nel cuore.
la siesta o la passeggiata a Gimmella Al
mio paese
CALABRIA SPARENTE
Calabria sparente è il titolo che mi suggeriscono questi due collage di foto di luoghi splendidi nei dintorni di Caccuri un tempo intensamente popolati, pieni di vita nei quali fervevano le attività umane, i lavori che consentivano ai nostri antenati di vivere dignitosamente, anche se non nel lusso e nell'agiatezza, oggi abbandonati, in degrado, popolati solo da rettili e rapaci. Darei chissà cosa per rivederli ripopolati, per sentire le voci che li animavano, godere della loro originaria bellezza frutto dell'ingegno e del gusto estetico dei nostri grandi artigiani dei secoli scorsi. L'augurio è che questi sogni possano a breve realizzarsi.
i fratelli dardani
Una
delle storie più drammatiche del nostro paese è quella dolorosa,
tristissima, inconcepibile di tre fratelli, tre splendidi giovani
caccuresi, tre querce robuste abbattute dalla ferocia e dalla stupidità
umana. Parlo dei fratelli Dardani. L’iconografia cristiana ci ha
abituato all’icona del dolore materno rappresentato dalla Madonna, la
madre di Cristo ai piedi della croce, un dolore magistralmente
rappresentato da Michelangelo nella famosissima Pietà e da altre
centinaia di grandi artisti. Un
dolre immenso, indescrivibile quello della giovane Maria che vide morire
sulla Croce il suo unico figli, ma provate a immaginare quello di za
Maria Rosa Urso, una donna splendida, mia vicina di casa che ebbi
l’incommensurabile fortuna di conoscere e apprezzare durante gli anni
delle mia fanciullezza in via Vittorio veneto assieme al marito, zu
Domenico Ardani. Una donna meravigliosa, za Maria Rosa, cattolica
fervente e praticante, sempre col rosario tra le mani quando non era
impegnata nelle faccende domestiche o nella pulizia maniacale,
meticolosa della grande chiesa di santa Maria del Soccorso nel cui
campanile abitò per alcuni anni assieme al marito come il Quasimodo di
Hugo nella cattedrale di Notre^ Dame di Parigi. Una donna dal cuore
grandissimo che non pronunciò mai qualcosa di astioso o di rimprovero
nei confronti di nessuno, pura avendo avuto dal mondo e dagli uomini
incommensurabili torti. Quando noi monellacci del rione Croci la
facevamo disperare con le canagliate delle quali i bimbi sono
incredibilmente capaci nei confronti delle persone fragili, prorompeva
in un’ivettiva terribile: “Possiate entrare nel cuore di Maria.”
Leggendo le tre biografie che seguono potrete capire il dolopre e provò
questa santa donna che pure riuscìa rimanere sempre se stessa e a
bandire l’odio dal suo grande cuore. GIOVANNI DARDANI– Ospedale
militare di Palermo – 10-05-1946 Giovanni
Dardani, carabiniere nato a Caccuri il 27 giugno del 1918, era
figlio di Domenico e di Maria Rosa Urso, coniugato con Maria
Mele, sorella di Vincenzo, internato in Germania dove mori a seguito di
un bombardamento. Dardani morì a Palermo il 10 maggio del 1946,
nell’ospedale militare nel quale era stato ricoverato alcuni giorni
prima essendo stato gravemente ferito nel corso di un agguato ad una
camionetta di carabinieri ad opera della banda di Salvatore
Giuliano, il feroce bandito separazionista siciliano. Giovanni lasciò
la loglie e due figliolette in tenera età. Al giovane carabiniere fu
poi conferita la medaglia d’argento al valor militare. Nei primi anni
'90 gli fu intitolata la via che dal cancello di Villa San Marco arriva
alle case popolari. Fedele
Dardani, di Domenico e di Maria Rosa Urso, nato a Caccuri il 20
giugno 1916, uno dei tre poveri fratelli tutti morti in circostanze
tragiche, fu, nella morte, forse il più sventurato dei tre. Di lui,
infatti, non si sa come e perché si trovasse in Albania, quando morì
effettivamente e quale fu la causa del decesso. Per tentare di fare una
improbabile luce sulla morte di questo povero caccurese bisogna
affidarsi alla Commissione interministeriale per la formazione e la
ricostruzione di atti di morte e di nascita non redatti o andati
distrutti per eventi bellici costituita in virtù del regio decreto 1520
dell’ottobre 1942 e del Decreto legislativo luogotenenziale n. 216 del
4 aprile 1948 che, nella seduta del 20 dicembre 1961, scrive:
“Dichiara che il giorno 9 del mese di settembre del 1943 è
deceduto in Albania, alle ore non accertate, in età di anni ventisette,
il Dardani Fedele appartenente non militare , nato il 20 giugno 1916
a Caccuri, residente in Caccuri in Via V. Veneto, figlio di
Domenico e di Urso Maria Rosa. Il suddetto Dardani Fedele è morto in
seguito a cause imprecisate di guerra ed è stato sepolto a si sconosce Dardani
Vincenzo – Oceano Atlantico (Isola dell’Ascensione) –
Piroscafo Laconia – 12 settembre 1942
Veramente
commovente la storia di questo povero soldato caccurese, componente di
una famiglia di quattro figli maschi, tre dei quali morti di morte
violenta (due in guerra e il terzo, carabiniere, in un agguato della
banda del bandito Giuliano), una storia tragica, quella di Vincenzo
Dardani, condivisa con un altro compaesano, Antonio Raimondo.
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ULTIME NOTIZIE 20/7/2024 CONFERIRE
INGOMBRANTI E RAEE NON è PIù
UN INCUBO
Oggi , finalmente, dopo tanti anni, sono riuscito a conferire alcuni
ingombranti e Raee senza telefonate, appuntamenti, attese lunghe e
snervanti e a volte perfino inutili. Mi è bastato leggere un avviso
che, fra l'altro, mi arriva in automatico sul cell, scegliere tempi di
conferimento compatibili con i miei impegni e le mie esigenze,
raggiungere l'isola ecologica a oche centinaia di metri dal paese e
affidarmi agli addetti , gentilissimi che mi hanno perfino aiutato nelle
manovre dell'auto all'interno della struttura. Un'organizzazione
impeccacabile che dimostra che quanto si ha un minimo di intelligenza,
umiltà e propensione all'ascolto si riesce perfino a realizzare
miracoli come questi. Complimenti agli amministratori che hanno reso
possibile questo piccolo, grande miracolo e siamo sicuri che altri ne
arriveranno nei prosimmi mesi.
20/7/2024 SI
E' SPENTA IN INGHILTERRA LA COMPAESANA ALBINA ARDANI
Si
è spenta ieri nella città di Southampton,
Inghilterra, dove risiedeva dai primo anni 60, la nostra compaesana
Albina Ardani, vedova Burlone che era nata a Caccuri il 3 giugno 1932.
Albina era figlia di Francesco e di Teresa Squillace e sorella di
Felice e di Vittorio Ardani. Ai figli, ai nipoti e ai parenti tutti
giungano, anche attraverso L'Isola Amena, le più sentite condoglianze
da parte dei compaesani e dall'autore di questo post.
addio a giovanna milè,
amica , compagna, collega carissima
Ho appreso questa mattina, con grandissimo dolore, la triste
notizia della scomparsa della carissima amica, collega e compagna di
partito Giovanna Miliè. Definire Giovanna Miliè amica e collega è per
me un po' riduttivo. In realtà fu quella sorella che non ho mai avuto.
Ho trascorso gran parte della mia vita a litigare furiosamente con la
cara Giovanna, sia nella scuola, nella quale insegnammo insieme per
oltre 30 anni, sia nella sezione del PCI di Caccuri che frequentammo
assiduamente entrambi con ruoli anche dirigenziali. Le nostre litigate
erano proverbiali quanto effimere. Ogni volta, 2 minuti dopo un furioso
alterco per futili motivi, eravamo già riappacificati e, comunque, guai
se qualcuno mi avesse parlato male di Giovanna o parlato male di me a
Giovanna, lo avremmo sbranato senza pietà. L'amicizia e la stima
reciproca erano inossidabili. Verso la fine degli anni 60, dopo il
diploma di abilitazione magistrale cominciammo a frequentarci sia per la
comune militanza politica, sia per la preparazione al concorso
magistrale sotto la guida del grandissimo, comune amico e dirigente
scolastico Mario Sperlì. Poi, una volta di ruolo, ci ritrovammo nella
stessa scuola e, con l'istituzione del tempo pieno e dei moduli
didatticI, condividemmo anche le classi parallele assieme alla sorella
Maria e al marito, il carissimo Bruno Rao. Giovanna fu la grande regista
di molti miei spettacoli teatrali messi in scena nella nostra scuola.
Ricordo l sua gioia e il suo orgoglio quando nel 1992 la nostra classe
vinse il Concorso Provinciale con uno spettacolo sulle pari opportunità
scritto da me e diretto magistralmente da Giovanna. Tantissimi
sono anche i ricordi politici ch mi legono alla compianta amica: i
nostri primi comizi, le tante feste dell'Unità preparate insieme, le
tante battaglie. Un tesoro di ricordi inestimabile che conserverò fino
alla fine dei miei giorni. In questo giorno di grandissimo dolore
mi stringo ai figli Dario e Caterina, al fratello Peppino, alla sorella
Maria, all'affranto carissimo amico Bruno, ai nipoti e a iparenti tutti.
Addio, amica, collega, compagna, sorella Giovanna. Non so quanto
pagherei per poter litigare ancora con te. Riposa in pace. Io, Vittoria,
Eugenio e tutta la mai famiglia ti poteremo sempre ne cuore e vivrai con
noi fino alla fine dei nostri giorni. Che la terra sia lieve. addio,
addio.
L'AFRICA A ZIFARELLI
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