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Giovedì  26 giugno   2025

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  ULTIME NOTIZIE

E' MORTA ANTONIETTA PIGNANELLI VEDOVA BELCASTRO
 E' MORTO GIOVANNI GUZZO, UN GRANDE AMICO E COMPAGNO

Addio a Nicola Drago

ADDIO A CAROLINA LACARIA

E? MORTA GIUSEPPINA BARONE

ADDIO A MARIA SPATAFORA

NUOVO CAMBIO DI GESTIONE  DEL  BAR MERCURI

ADDIO A ROCO FALBO, LATINISTA, UOMO DI GRaNDE CULTURA E PERSONA AMABILISSIMA

LA FESTA DI MAYA, LA FESTA DEI LAVORATORI, E L'IMPEGNO PER I REFERENDUM

ADDIO A ROSARIO COSCO, AMICO, CUGINO E COMPAGNO 
CELEBRATI I TRADIZIONALI RITI DELLE PALME  

IL FATTO  

CENNI DI ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE

ACCADDE DOMANI: MUORE A ROMA PEPPINO NESCI

UN CALOROSO RINGRAZIAMENTO AGLI AMICI PER GLI AUGURI DI COMPLEANNO

UN FILM SU CRAXI DEL REGISTA CACCURESE ETTORE PASCULLI

  IL Pd  ALLA MANIFESTAZIONE DI DOMANI PER LA PACE

19 MARZO :   U JORNU TUO, MA OGGI SAREBBE ANCHE "IL SUO"


 

 





 






 

                                   IL FATTO  

                CENNI DI ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE

  Ogni tanto mi lascio prendere la mano dalla voglia di esplorare i dintorni di Caccuri  sulle tracce dell'antica civiltà contadina. Mi dedico a quest'attività quasi da 70 anni, da quando, fanciullo, cominciai ad acquistare una certa autonomia e i miei genitori, molto protettivi come possono essere i genitori di un figlio unico, mi diedero  la possibilità di liberarmi per qualche ora della giornata del loro asfissiante controllo, ma, ogni volta che esco per qualche passeggiata nelle campagne e nei boschi che circondano il paese, oltre che in sempre nuove bellezze paesaggistiche e ambientali, mi imbatto anche in nuovi  preziosi resti di un'archeologia industriale, fabbriche e opifici  che un tempo costituivano uno dei pilastri fondamentali dell'economia della nostra zona. Si tratta quasi sempre di antichi palmenti, trappeti o frantoi oleari (che non sono la stesa cosa, anche se spesso usiamo i due sostantivi come se fossero sinonimi; uno la traduzione in lingua italiana del dialettale "trappitu")   relativamente più moderni e meccanizzati, tra i primi ad essere azionati da motori diesel, vecchi mulini ad acqua, cave di materiali lapidei, forni a frasche, calcare, mattonifici, ciaramedii etc. 
  Fino a qualche decennio fa tesori come questi abbondavano sul nostro territorio e  uomini più avveduti si sarebbero adoperati per conservarne le vestigia  per promuovere un po' di turismo , invece nella migliore delle ipotesi ci siamo limitati a lasciarli andare in rovina quando addirittura non li abbiamo devastati e rimossi quasi come se dovessimo vergognarcene. 
La foto n. 3 è una chiara dimostrazione di come abbiamo lasciato che questi antichi opifici andassero in rovina fino ad essere sepolti sotto le loro stesse macerie, mentre la n. 4 ci mostra un capolavoro artistico ed architettonico di nostri vecchi muratori che con mattoni di terracotta fabbricati in loco utilizzando come materia prima argilla estratta ne dintorni del nostro paese, sapevano costruire acquedotti rurali, archi per portali, ponti etc.  Una delizia per gli occhi e per il cuore, nonché un motivo di orgoglio per noi discendenti ed eredi di quella Civiltà.  


ACCADDE DOMANI: MUORE A ROMA PEPPINO NESCI

Il 22 giugno del 2002  muore a Roma, all’età di 69 anni, il pittore Peppino Nesci. Nato a Crotone nel 1933, era vissuto fino all’età di 20 anni a Caccuri. Trasferitosi prima a Orvieto o poi a Roma, divenne un pittore affermato sulla scia di Scipioni, Mafai e, soprattutto, di Carlo  Quaglia. Negli ultimi anni si era specializzato nella realizzazione di paesaggi calabresi. 
  Peppino Nesci era il prototipo del caccurese vero. La sua famiglia era originaria del reggino e Peppino era nato a Crotone nel 1933, ma la famiglia si trasferì a Caccuri dove il padre prestava servizio come appuntato nella locale stazione dei carabinieri quando Peppino era ancora in fasce. A Caccuri visse e si formò, poi, all'età di 20 anni, conseguito il diploma di geometra, si trasferì a Roma e fu assunto nel Comume di Orvieto nel quale lavorò per alcuni anni per poi passare al servizio del comune Capitolino come geometra responsabile della viabilità e della segnaletica della Capitale, ma il suo cuore rimase per sempre legato a Caccuri e, ogni volta che poteva, ripiombava nel paese che lo aveva visto fanciullo e ragazzo per trascorrervi qualche settimana dedicandosi alla caccia e alla pittura che erano i suoi grandi amori. Da ragazzo abitava in una case a ridosso della Porta Nuova dove il padre, da pensionato, gestiva anche una edicola per la vendita di quotidiani, settimanali e fotoromanzi. Poi verso la fine degli anni 50 la famiglia ottenne l'alloggio nelle case realizzate col piano Ina case in quella che oggi è via Giovanni Dardani e qualche anno dopo, Peppino lasciò il paese. Già da ragazzo lo si incontrava spesso nella campagna caccurese armato di pennelli, colori a olio e cavalletto intento a rubare alla natura i suoi colori e i suoi stupendi paesaggi per fissarli sulla tela. Negli ultimi decenni della sua vita aveva comprato una casetta in via Princeipessa di Piemonte dove trascorreva lunghi periodi a dipingere. In breve la casuccia divenne una pinacoteca e un museo nel quale l'artista raccoglieva attrezzi della civiltà contadina, e pezzi di antiquariato che reperiva a Caccuri e nei paesi vicini.  In poco tempo la "bottega" del pittore divenne anche una meta obbligata per i visitatori del nostro paese al pari del palazzo ducale, al pari della Chiesa del Rosario e degli altri monumenti caccuresi. Peppino, la cui opera fu lodata e apprezzata da critici italiani e internazionali,  dipingeva per il solo gusto di dipingere. Da uomo generoso qual era, infatti, non vendeva i suoi quadri; semplicemente li regalava agli amici o , più spesso, li tratteneva  per se e li custodiva gelosamente come ogni padre fa con le sue creature. Io stesso ho la fortuna di possedere diversi quadri di questo mio grande amico che mi regalava ogni volta che su qualche giornale veniva pubblicato un mio pezzo che parlava di lui e delle sue opere o quando Peppino era ospite  a casa mia in occasione delle mitiche cene che organizzavamo qui a Zifarelli con una numerosa e allegra comitiva di amici  che comprendeva anche un altro mitico, grandissimo amico, il baritono parmense Renzo Fornaciari, un altro caccurese acquisito che Caccuri, amava più di tanti nativi e che trascorreva lunghi periodi nel paese della moglie, pur risiedendo a Milano. In occasione delle nostre cene a Zifarelli, mentre Renzo allietava la serata con le più belle romanze del repertorio melodrammatico o con le più belle canzoni classiche napoletane accompagnato alla chitarra dal maestro Salvatore Basile o da Domenico Secreto, Peppino, montava il cavalletto davanti il caminetto nel quale ardeva un bel fuoco e, in una ventina di minuti, sfornava un quadro che regalava a me o a qualche altro amico. 
   Questo era Peppino Nesci: un uomo generoso, un amico sincero , un caccurese autentico fin  nella più intima fibra che Caccuri amava davvero, senza infingimenti, retorica o secondi fini. Purtroppo dal suo paese subì anche un  affronto incredibile quando rifiutò il dono di una stupenda "Via Crucis" che Peppino aveva dipinto appositamente per la Chiesa parrocchiale di Santa Maria Delle Grazie  e che, oggi si può ammirare nella chiesetta in località Olivaro di San Giovanni in Fiore perché un prete coltissimo come il compianto don Carlo Arnone, accettò con gioia e gratitudine il dono del pittore caccurese rifiutato dai caccuresi. In passato ebbi a scrivere: "Credo sia molto difficile, almeno per me, stilare una graduatoria delle opere dell'amico Peppino Nesci che ci lasciò in una triste giornata del mese di giugno del 2006, ma con questa XIII stazione della via Crucis credo abbia raggiunto le vette del sublime. Quel cielo infuocato tipico dei suoi paesaggi che si richiamano alle opere di Carlo Quaglia e alla scuola di Scipione, coperto di nubi nere che avvolgono minacciose il Calvario a sottolineare la drammaticità dell'evento mentre il Messia esala l'ultimo respiro, i volti addolorati e rassegnati di Maria e della Maddalena nei quali si legge un dolore muto e lacerante, la posizione e le piaghe del corpo del Cristo che testimoniano la sofferenza atroce e sovrumana del figlio di Dio per l'espiazione dei tutti i peccati dell'umanità sono la massima espressione artistica di un pittore che maneggiava il pennello come lo scalpello o la bocciarda dello scultore del marmo, capace di dar vita, in pochi minuti, a un capolavoro " Ogni volta che mi capita di vistare la chiesetta sangiovannese e di posare lo sguardo su quel quadro la mia ammirazione per questo grande artista caccurese, il dolore per la sua scomparsa e la nostalgia per i momenti felici trascorsi con lui e i tanti altri amici dei quali ci circondavamo, crescono a dismisura. Ciao, Peppino, grazie per essere esistito e per essermi stato amico. Ti saluto con deferenza e commozione.  


    

 

                                 

ULTIME NOTIZIE  


22/6/2025

    E' MORTA ANTONIETTA PIGNANELLI VEDOVA BELCASTRO



   La Negra Parca ha colpito ancora.  Da una settimana l'orrida "Signora vestita di nero" si aggira per le strade del nostro paese mietendo nostri amici e compaesani. Stamattina, a cadere sotto la sua maledetta falce, è stata Antonietta Pignanelli, vedova Belcastro che si è spenta in contrada Rittusa, a poche centinaia di metri da Zifarelli, all'età di 67 anni, circondata dall'affetto di figlio nuora  e nipoti, dopo lunghi anni di sofferenza.
   Antonietta era una donna buona, generosa, civile. Ebbi modo di conoscerla già negli ani 70, quando sposò il compianto Luigi, figlio di Ferdinando Belcastro, un cugino di mia madre. La famiglia del suocero era molto legata alla mia e a quella di mio zio Vincenzo Chindamo anche per via della parentela.  Quando mio zio che provava un affetto particolare per il cugino Ferdinando tornava da Merano a Caccuri e quando poi, una volta in pensione si stabilì a Caccuri e comprò un pezzo di terra  adiacente il podere del cugino nel quale era ubicata la sua casa, eravamo spesso ospiti di Ferdinando e del figlio Luigi. In quelle occasioni la suocera, Serafina, una donna bravissima e generosa e la compianta Antonietta, preparavano pranzi luculliani per le loro famiglie e per quella di zio Vincenzo, dei miei genitori e per la mia. Allora erano grandi feste e giornate e serate memorabili.  Poi, purtroppo, come succede sempre nella vita, quei tempi felici finirono presto e tragicamente. Zio Vincenzo morì all'improvviso per un infarto fulminante, Ferdinando e Serafina si ammalarono di mali incurabili e ci lasciarono dopo qualche tempo: 2 anni fa ci lasciò anche  Luigi e stamani è stata la volta della cara Antonietta, che da 9 anni era stata praticamente ridotta una larva da una brutta malattia. Due famiglie sfortunate quella di Antonietta e quella dei suoceri che avrebbero meritato bel altra sorte, ma, evidentemente, questo è il destino delle persone perbene speso perseguitate dalla sfortuna. 
  La morte di Antonietta ci commuove nel più profondo dell'animo. In questo giorno di grande dolore e tristezza vogliamo far giungere  alle sorelle e ai fratelli,  al figli Ferdinando e Antonio, ai nipoti e ai  parenti tutti le nostre più sentite condoglianze. 
  Il rito  funebre sarà celebrato domani pomeriggio alle ore 16,30 nella Chiesa di Santa Maria del Soccorso (Convento). Addio Antonietta, grazie per la tua gentilezza e cortesia. Riposa in pace. 
  

21/6/2025
INA
UGURATA A NIZZA MONFERRATO LA MOSTRA "METAMORFOSI"  DEL PITTORE CACCURESE GIULIO LUCENTE

è stata inaugurata ieri, a Nizza Monferrato, nel palazzo Crova, una mostra nella quale un pittore caccurese, il maestro Giulio Lucente, espone le sue opera assieme allo scultore  Roberto Giovannetti, un artista che conduce laboratori espressivi ispirati alla didattica della creatività. 
   Il Maestro Giulio Lucente, nato a Caccuri nel 1957, ma residente da molti decenni nell'Astigiano dove si trasferì con la famiglia negli anni 60, allievo di Francesco Casorati all'Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino e docente di tecniche pittoriche, ha esposto in numerose personali e collettive in Italia e nel mondo. Qualche anno fa gli fu offerta anche una rara occasione per esporre nella sua terra di origine in una mostra allestita nel Museo Pitagora di Crotone. 
 La mostra di palazzo Crova, dal tiolo "Metamorfosi", e dedicata a Rosetta Lajolo, moglie del grande Davide Lajolo,  scrittore, giornalista e uomo politico comunista meglio conosciuto come Ulisse, nome di battaglia da comandante partigiano, vincitore nel 1961 del Premio letterario Crotone, e nel 1977 del Premio Viareggio, autore di opere come "Il vizio
assurdo - Storia di Cesare Pavese",  "Vedere l'erba dalla parte delle radici" e "Il merlo di campagna e il merlo di città"  opera quest'ultima con la  quale vinse il Premio Stresa di Narrativa nel 1983. Prima di morire Rosetta Lajolo disse alla nipote Valentina per consolarla: "La nonna tornerà con i fiori e le farfalle." E da allora la cosa si ripete ogni anno anche grazie alle opere di bravi artisti come i maestri Giovannetti e Giulio Lucente. 
  Tra i miei sogni ancora da realizzare c'è quello di visitare una mostra di Giulio Lucente nel suo paese natale. Chissà che un giorno questo paese che, solitamente non ama i suoi figli, non riesca a rendere realtà il sogno mio e, probabilmente anche di Giulio. 


18/6/2025
   E' MORTO GIOVANNI GUZZO, UN GRANDE AMICO E COMPAGNO



 
Un altro grave lutto  giunge a funestare questo giugno caccurese. La notte scorsa la  Parca s'è portata via una delle più belle persone che hanno popolato il nostro paese negli ultimi cinquant'anni.  A lasciarci questa volta è un carissimo amico, Giovanni Guzzo che si è spento all'età di 87 anni dopo una vita esemplare  di lavoro e di sacrifici. Con la dipartita di Giovanni perdo un amico carissimo e un compagno leale, onesto, generoso, sempre in prima linea nelle battaglie politiche e sindacali nel nostro paese, un uomo ch per me era quasi un fratello. 
 Conoscevo Giovanni praticamente d sempre, d quando da giovane abitava ancora con la famiglia nel casolare a ridosso della vecchia Conicella tra San Nicola e Rittusa. Figlio di umili contadini, partito praticamente da zero, col suo onesto lavoro comprò, assieme ai fratelli, un suolo in viale convento sul quale si costruì una bellissima casa
. Poi tirò su tre figli che studiarono, si laurearono brillantemente  e  oggi sono stimati professionisti. Lavoratore infaticabile, coltivò, fino a qualche mese fa, i suoi poderi . Giovanni era un uomo sincero, leale, solare, col suo eterno sorriso, la sua bonomia e la cordialità. Incline alla battuta, ogni volta che ci incontravamo, dopo avermi salutato con un "Buongiorno professore Giuseppe Marino" che le prime volte scambiavo per uno sfottò visti i rapporti di amicizia che non richiedevano di certo simili convenevoli, ci mettevamo a chiacchierare e a scherzare ricordando i vecchi tempi, le battaglie comuni e l'intensa attività politica nella mitica Sezione PCI di viale convento proprio in un locale di sua proprietà. E pi ancora le battaglie sindacali nei cantieri nei quali Giovanni, provetto e molto richiesto carpentiere specializzato, prestava la sua opera. La sua scomparsa mi provoca un immenso dolore e un nodo alla gola che mi porterò dietro  per parecchio tempo. Assieme alla mia famiglia porgo alla cara consorte Maria Falbo, ai figli Francesco, Ida e Rosanna, ai nipoti e ai parenti tutti, le più sentite condoglianze. 
I funerali saranno celebrati domani, 20 giugno, alle ore 18, nella chiesa di Santa Maria del Soccorso, a pochi metri dalla sua abitazione. 
Addio, carissimo amico e compagno, grazie per tutto quello che mi hai dato, per la tua stima, la tua amicizia, il tuo esempio, la tua testimonianza di inestimabili valori  che mi  sono stati di guida contribuendo significativamente alla mia formazione culturale e umana. 


18/6/2025
                       Addio a Nicola Drago


  Si è spento improvvisamente e prematuramente questa mattina Nicola Drago, figlio degli amici Giuseppe (Pino) e Maria Teresa Basile. 
  Nicola aveva compiuto 25 anni ed era in procinto di compiere il 26°. Stamattina l' improvviso malore che lo ha strappato alla famiglia e ai caccuresi che avevano imparato ad amare questo sfortunato ragazzo, nonostante il tempestivo intervento di un'ambulanza forSe anche di un'eliambulanza. I sanitari però non sono riusciti s salvarlo e si son dovuti dolorosamente limitare a costatarne il decesso. 
   Nicola aveva frequentato la scuola elementare in una classe parallela a quella che era affidata a me e, per un paio di anni, le due classi furono aggregate in un modulo didattico con 3 insegnanti su due classi per cui fu anche alunno mio. Il ragazzo si era particolarmente affezionato a me e mi 
gratificava della sua stima e del suo affetto. Pur uno strano scherzo del destino, qualche giorno fa, passavo in auto con mia moglie per il rione Parte. Nicola era in macchina col padre, fermo sul margine destro della strada. Mentre passavo una mano si sporse dal finestrino come a volermi intimare  l'alt e mi sentii chiamare. Feci qualche metro, poi temendo fosse successo qualcosa o che avessero bisogno di aiuto sono tornato indietro per qualche metro così il padre mi ha rassicurato dicendomi che Nicola mi aveva volto salutare. Alla luce della terribile tragedia ora capisco che il mio ex alunno, presagendo l'imminente dipartita, abbia voluto congedarsi dal suo vecchio maestro con un atto di deferenza.  
   Grazie, Nicola,  grazie anche per quest'ultimo  atto di riguardo nei  miei confronti. Ti ricorderò sempre con affetto e commozione. 
 Vaglio far giungere a Pino, a Maria Teresa, ai nonni, agli zii, ai cugini e ai parenti tutti le mie più sentite condoglianze unitamente a quelle della mia famiglia. 
 I funerali saranno celebrati domani 19 giugno, alle ore 17, nella chiesa evangelica di Caccuri nell'ex piazza Annunziata. 

 

17/6/2025

            ADDIO A CAROLINA LACARIA

  Si è spenta oggi a Saluzzo(CN), ove risiedeva da molti anni, la nostra compaesana Carolina Lacaria. 
 Era figlia del compianto Francesco Lacaria. In questi momenti di dolore voglio far giungere ai familiari e ai parenti tutti le mie più sentite condoglianze.
Io e le mai famiglia cingiamo i un abbraccio affettuoso e commosso l'amica Giovanna, il fratello Giuseppe e i parenti di Caccuri. 
Addio, cara compaesamna, che la terra ti sia lieve. 

   

 

    

 

 

    



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